Rino Gaetano. La prima grande mostra nel segno di uno dei più amati cantautori italiani

Roma – Al Museo di Roma in Trastevere Rino Gaetano. La prima grande mostra nel segno di uno dei più amati cantautori italiani. Riportiamo per i lettori il saluto di Silvana Casato Mondella.

«Michele aveva un atteggiamento protettivo nei confronti di Rino. Ne aveva compreso da subito il potenziale creativo e temeva che potesse rimanere inespresso per un malcelato complesso di inferiorità.

All’inizio Rino ispirava un senso di timidezza e fragilità, un concentrato di insicurezze da eterno studente fuori sede arrivato nella metropoli. E metropoli lo era davvero la It di Micocci perché la RCA, con tutti i protagonisti che alimentavano il mito della più grande casa discografica italiana, era di fatto tra quelle quattro mura di via Guido Banti 46 al quartiere Fleming. Come Antonello e Francesco che volevano ascoltare i suoi provini sul Revox che stava in fondo al corridoio e che si divertivano per quelle rime azzardate o per i personaggi improbabili delle sue canzoni. Si divertivano, a volte con un pizzico di cattiveria da fratelli maggiori, ma poi arrivava Michele, il padre di tutti, artisti e collaboratori, che diceva a Rino di stare attento a “quei due” naturalmente scherzando.

Ma torniamo al rapporto tra Michele e Rino. Michele seguiva con attenzione come questo “suo” artista stava crescendo, lo capiva sempre di più e meglio, vedeva come stava superando quella condizione di figlio unico emarginato, isolato, smarrito, per uscire dal bozzolo e sfornare sempre di più colpi di genio irriverenti, giochi di parole, filastrocche sarcastiche. Più Rino tirava fuori dal cilindro le sue trovate eccentriche – figlie dei suoi trascorsi teatrali – e più Michele lo assecondava e si divertiva. Come quella volta che per cantare in Tv negli studi Rai di Napoli Spendispandieffendi, canzone del 1977 su una delle tante crisi petrolifere, volle a tutti i costi la pistola di una pompa di benzina con un pezzo di tubo attaccato.

Non so come fece (e non lo voglio sapere) ma Michele riuscì ad accontentarlo portando tubo, pistola e puzza di benzina da Roma. Per non parlare poi di Sanremo del 1978, quello di Gianna. Rino non lo voleva fare, diciamo pure che aveva paura, bisognava creare una situazione rassicurante. Così venne fuori l’idea di far entrare in scena i Pandemonium, questo gruppo musicale e teatrale nato sempre in ambiente Rca: il Festival diventò così la trasferta di un gruppo di amici che si ritrovava nei pomeriggi al Cenacolo, una specie di factorydi artisti giovani che Melis e Micocci avevano creato restaurando un vecchio casale di campagna sulla Via Nomentana.

La comfort zone evidentemente funzionò alla grande con un bel terzo posto per Rino in quella edizione. Michele ricordava con affetto tutte le trovate che Rino escogitava, e ce n’era una in particolare che citava spesso, quella in cui Rino si presentò a Sanremo con l’asciugamano intorno al collo dicendo “questo me l’ha dato mamma”. E ancora, il Festivalbar del 1978 in accappatoio, la biciclettina portata al guinzaglio per Berta filava, e infine quella talmente storica da essere entrata stabilmente nel repertorio Rai più replicato, di Maurizio Costanzo che nel suo programma Acquario invita Rino a cantare Nuntereggae piùdi fronte ad una Susanna Agnelli più divertita che offesa di essere nell’elenco di chi “non si regge più”.

Anche molti anni dopo la morte di Rino, Michele si è trovato spesso a dover commentare l’enorme seguito che le sue canzoni hanno ancora oggi, le cicliche riscoperte del suo talento, l’unicità delle sue composizioni, sia quelle in cui vestiva i panni del fantasista di parole e del giocoliere circense, sia quelle in cui il raffinato cantautore di sentimenti primeggiava. Entrambe le anime erano riconducibili a una parola che per Michele spiegava tutto: contemporaneità. Ovvero quel raccontare il mondo di tutti i comuni mortali filtrando con la lente del disincanto e dell’ironia i discorsi sentiti nei bar o sull’autobus.

Quando se n’è andato, Rino era in una delicata fase di transizione, come tutti sanno. Non possiamo immaginare che strada avrebbe preso la sua arte, se avrebbe ritrovato l’esuberanza degli esordi. Michele era convinto di sì, e io con lui». (Silvana Casato Mondella)

Info:

Web:

www.museodiromaintrastevere.it

www.museiincomuneroma.it

@MuseiInComuneRoma

Mostra “Rino Gaetano” – Museo di Roma in Trastevere, https://www.gdmed.it/2024/02/15/mostra-rino-gaetano-museo-di-roma-in-trastevere-2/

La mostra dedicata a Rino Gaetano, sarà ospitata a Roma dal 16 febbraio al 28 aprile al Museo di Roma in Trastevere.

Ph. Rino Gaetano. Foto ritratto di Donatella Rimoldi. Archivio Anna Gaetano © Riproduzione riservata.

Giuseppe Longo

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