Anne Kamratowscki e il suo collage di foto

Cefalù (Pa) – Scatti, istantanee, luci su immagini espressive, vivide di colori e di movimento.

Movimento interiore che si traduce in momenti di vita.

Nelle immagini di Anne Kamratowscki si coglie il respiro delle cose. Il loro spirito, la loro naturale essenza.

Gli oggetti soprattutto, ma anche i volti di personaggi anonimi intenti alle proprie occupazioni, vivificati dal tocco sapiente dell’inquadratura e del taglio di luce che li investe, tralucono d’una vita propria, immaginifica e reale nel contempo.

Un ossimoro visivo, se mi si lascia passare l’appropriazione del termine.

A differenza dei vari Bresson, Erwitt, Basilico, Kenna ed altri, di fama indubbiamente internazionale, o di artisti del valore d’un Avedon o d’un Klein, la cui composizione scenica è ricercata, sapientemente calibrata e non amorfa, Anne non costruisce l’immagine ma la porge al fruitore così com’è, così come la trova in natura; e la sua valenza sta nel saperla osservare, nel saperla angolare, nel saperla fotografare cogliendo la sua dimensione più latente, col taglio di luce più consono in modo da renderla vera, viva ed eloquente.

Sia che la Kamratowscki fotografi le annose porte di antichi abituri, dalle quali trasuda uno spirito esistenziale trapassato con i suoi pregi e con le sue remore di pathos, sia che fotografi gli aspetti marinareschi di una città come Cefalù (sua sede d’elezione), aspetti in cui gli attrezzi per la pesca, barche, carrucole, aggeggi e cordami assumono un’entità armonica che immerge il fruitore in una dimensione onirica che induce alla conoscenza di un mondo in continua evoluzione, la sua creatività si esalta e si conferma partecipando affettivamente alla realtà delle cose.

Gli stessi cordami, le stesse reti appaiono come sinonimi di una spiritualità culturale sedimentata da secoli di lavoro, di sudore e di sofferenza; ma anche di gioie che solo la volontà del fare può regalare.

Anne, com’è intuibile dal cognome , non è italiana, ma è come se lo fosse perché si è talmente integrata nei nostri costumi, nel nostro modo di vivere, nel nostro concepire i quotidiani problemi esistenziali da potersi a buon diritto considerarsi tale. Ha addirittura comprato casa qui e saltuariamente, lasciando il suo lavoro di imprenditrice all’estero, viene a godersi il temperato clima cefaludese ammirando la volubile distesa del mare dalla terrazza della sua bella casa.

E’ una donna, Anne, che attraverso il suo interessante vissuto sa esprimere, unendo il professionismo al sentimento, l’intuizione al piacere, le sue sensazioni, il suo amore per la natura, il suo estremo interesse per l’arte; sensazioni, ideologìe e passioni che manifesta attraverso l’obbiettivo di una comune macchina fotografica.

In fondo chi accomuna tutti i popoli del mondo è proprio l’arte!

L’arte è l’espressione più immediata del sentimento umano; è il superamento della realtà, che è finita. Essa è l’aspirazione dell’essere all’infinito, all’irraggiungibile, all’immenso.

L’arte tende alla ricerca di una dimensione ancestrale che affranchi lo spirito dalle pastoie di una materialità immanente, vessante, coartativa, spesso, purtroppo, ineludibile.

Il suo karma sta nel riscatto, nel consentirci d’innalzarci in una dimensione concettuale più gratificante.

In questo spirito, in questa volontà tenace di superamento di una quotidianità irripagante, l’arte diventa sentimento, diventa emozione, diventa balsamo per le ferite che la vita non manca di elargire a ciascuno.

Ed Anne Kamaratowscki, artista sensibile ed intuitiva, semplice e volitiva, ha ben capito che senza questa facoltà ispirativa la vita non avrebbe attrattive, non avrebbe senso; ed in essa si è rifugiata concedendole la parte migliore del suo animo.

Personalmente non mi resta che farle i complimenti per il suo interessante lavoro ed i migliori auguri per un suo più ampio successo.

Giuseppe Maggiore

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