Firenze – Il Kaffeehaus (1774-85) all’interno del giardino di Boboli a Firenze. Zanobi del Rosso (Architettura) e Giuseppe del Moro, Giuliano Traballesi e Pasquale Micheli (decorazione interna).
«Il Kaffeehaus è uno tra i più interessanti edifici all’interno del Giardino di Boboli, che rientra tra le opere volute dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena tra il 1774 e il 1785. Il “nuovo casino sotto la fortezza”, inizialmente così denominato, venne edificato su progetto di Zanobi Del Rosso a partire dal 1774. Nei primi mesi del 1775 la nuova costruzione era ultimata e pronta per essere utilizzata come luogo di sosta per la corte durante le passeggiate e per la degustazione della cioccolata. L’edificio si presenta come un padiglione arioso dalla forma circolare sormontato da una cupola a cipolla, suddiviso su tre distinti livelli con terrazze.e piacevolmente inserito in un complesso di piccoli giardini e pomari. Gli spazi interni sono suddivisi in quattro livelli principali e in mezzanini laterali serviti da scale triangolari: al piano terreno la cucina e altri ambienti di servizio, al primo piano la «Grande Stanza» e a conclusione il belvedere sormontato da una cupola in rame con una banderuola segna vento, il cui orientamento era possibile leggere anche dall’interno dell’edificio, grazie alla rosa dei venti inserita sulla volta. Distribuiti attorno alla Sala Grande e nel vano triangolare della scala interna, si articolano alcuni piccoli salottini dove appartarsi, detti, appunto, «di ritirata».
Tra il 1775 e il 1776 venne intrapresa la decorazione degli interni della piccola fabbrica, completamente decorata al piano nobile da tre pittori assai noti in quegli anni a Firenze: Giuseppe del Moro, Giuliano Traballesi e Pasquale Micheli. Le decorazioni della stanza centrale del piano nobile si intonano armoniosamente con il gusto tardo rococò dell’edificio: verdi boschetti si intravedono in prospettiva dietro le fontane con putti, omaggio alla natura ed alle sculture del giardino, tema che si ripete nella cupolina a berceau dove fiori rampicanti, uccellini e polle d’acqua fanno capolino tra le maglie di una rete, che simula una graziosa voliera.
La perfezione dell’edificio risiede in squisiti curatissimi dettagli, come la piccola scala triangolare interna, che permette di percorrere tutta il Kaffeehaus dal piano terreno al belvedere sormontato dalla cupoletta, o gli interni delle porte e delle finestre della sala dipinta al primo piano, che erano state armoniosamente amalgamate al colorito del fondo delle pitture. Molta ricercatezza fu spesa anche per le pavimentazioni in cotto, a forma rettangolare o esagonale con tozzetti di marmo bianco con una doppia ghiera perimetrale di marmo bianco. La copertura mistilinea a guisa di torretta, nota in città come “padiglione alla chinese”, si impose con le sue rotondità come esempio di un’architettura del tutto nuova nel panorama tardo settecentesco fiorentino, avvicinandosi alle strutture di alcuni palazzi viennesi caratterizzate da evidenti similitudini delle tende ottomane le cosiddette turqueries».
Giuseppe Longo
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